Byte Forest

Posts written by Ruthie

  1. .

    INTRODUZIONE ALL'ALIMENTAZIONE CANINA


    Un'alimentazione sana e bilanciata è alla base del benessere psicofisico dei cani.
    L’errata convinzione che il cane possa nutrirsi degli avanzi o degli scarti della cucina casalinga ormai è superata, grazie agli innumerevoli studi clinici fatti nel campo dell'alimentazione veterinaria; spesso, infatti, siamo portati a pensare che il cane debba alimentarsi come l'essere umano, ma i cani sono diversi da noi e anche le loro esigenze nutritive lo sono. Lo stesso discorso si può fare per il comportamento alimentare; il cane ha tempistiche digestive differenti e quindi anche il modo di alimentarsi sarà diverso dal nostro. Molto spesso i cani vengono considerati animali familiari, cioè veri e propri componenti del nucleo familiare, e questo comporta la loro conseguente e deleteria umanizzazione. Tale aspetto si ripercuote anche sull'alimentazione. Inoltre, a differenza di quanto avviene nell'essere umano, la varietà di cibo non è così essenziale per il cane. Anzi, spesso è negativa: contrariamente a quanto si può pensare, la flora intestinale del cane è più delicata rispetto a quella dell'uomo e i continui cambi alimentari possono alterarla. E’ quello che capita, per esempio, quando al cambio alimentare il cane risponde con la dissenteria: per questo motivo si consiglia di fare il passaggio da una dieta ad un'altra in maniera graduale. Insomma, l'idea della varietà dei pasti è un'idea umana perché il cane, da un punto di vista biologico, proprio non ne ha bisogno, anzi, in realtà è un “ degustatore povero”. L’alimentazione deve, quindi, soddisfare tutti i suoi fabbisogni, senza ricadere in carenze o eccesso di nutrienti.



    Il cane, biologicamente parlando, è un carnivoro, ma la sua stretta convivenza con l'essere umano grazie all'addomesticamento lo ha trasformato in onnivoro. Infatti anche se, potendo scegliere, il cane preferirebbe la carne, un'alimentazione basata esclusivamente su questo alimento può causare gravi deficienze di calcio. Quindi i cani benché appartengano al genere dei carnivori, presentano differenze nutrizionali e dietetiche sostanziali rispetto ad altre specie, per esempio il gatto è un carnivoro in senso stretto.
    Si è visto che i cani che hanno a disposizione cibo durante tutta la giornata, assumono piccoli pasti, soprattutto durante le ore di luce, proprio perché sono animali a vita diurna: l'assunzione di un unico pasto al giorno (come spesso viene ancora consigliato) non asseconda i suoi comportamenti naturali. Il consiglio è invece quello di suddividere la razione giornaliera in due o più pasti, in modo da favorire le esigenze etologiche dell'animale, oltre che prevenire l'insorgenza di alcune gravi patologie, come la dilatazione e torsione gastrica.
    Si ritiene che l'assunzione dell'alimento sia in parte regolata dal sistema di controllo della temperatura corporea. Per tale motivo gli animali tendono a mangiare di più se la temperatura è bassa piuttosto che quando fa caldo.
    I regimi alimentari dei nostri cani possono essere differenti, a seconda delle esigenze dell’animale e del proprietario: possiamo distinguere un'alimentazione commerciale (costituita da cibi secchi e/o umidi), un’alimentazione casalinga (costituita da prodotti freschi appositamente cucinati per il cane), un'alimentazione BARF (costituita principalmente da prede intere crude) e una costituita da scarti della cucina (purtroppo ci sono ancora proprietari convinti che il cane vada alimentato in questo modo).
    Inoltre, il corretto regime alimentare deve essere adatto alle diverse fasi della vita del cane: il veterinario nutrizionista, consapevole delle necessità del nostro animale in caso sia di buona salute sia di malattia, è la figura professionale che meglio potrà indirizzare la scelta.



    L’ALIMENTAZIONE NELLE FASI DELLA VITA


    IL COMPORTAMENTO ALIMENTARE
    Sapere quali sono gli alimenti che condizionano il normale comportamento alimentare del cane ci permette di appurare se è presente un’anomalia nell'assunzione del cibo e a cosa è dovuta: se è legata all'animale, come in caso di malattie, se dipende dall'alimento stesso o se è dovuta a fattori ambientali. Al cane non interessa l'aspetto dell'alimento, il suo colore, la presenza di bocconcini di carne o di verdure. Questo riguarda più il proprietario. Nella scelta dell'alimento da parte dell'animale interviene maggiormente l'olfatto e lo possiamo verificare quando lo vediamo annusare la ciotola prima di mangiare. Il senso dell'olfatto è particolarmente sviluppato ed è circa mille volte più sensibile di quello dell'essere umano. Ciò fa comprendere come, nella scelta alimentare, questo senso assuma un valore preponderante rispetto agli altri. Perciò è facile capire che un’occlusione alle cavità nasali, dovuta per esempio ad un infiammazione, potrebbe determinare una diminuzione dell'ingestione di cibo.
    Il cane mastica molto poco e mentre deglutisce non respira. Per questo motivo quando il cibo si trova nella bocca, viene deglutito immediatamente dando pochissima possibilità al senso del gusto di fare il suo lavoro. Inoltre, essendo un animale che viveva e vive in gruppo, mantiene l'abitudine di divorare rapidamente tutto, prima che lo faccia qualche altro appartenente al gruppo.
    Il cane preferisce una razione ad alto contenuto proteico rispetto ad una priva di carne, anche se la palatabilità (cioè la gradevolezza di un sapore per il palato) del cibo non è tutto. A una dieta con cibo secco preferisce sicuramente un cibo umido o semi-umido. Negli animali da compagnia sembra che gusto, dimensioni dei singoli pezzetti di cibo e odore siano tutti fattori importanti nella valutazione dell'alimento, anche se l’odore pare comunque essere l'elemento decisivo per la scelta. Inoltre i cani sono indifferenti a sapori dolci, anche se i recettori per il gusto dolce sono presenti sulla lingua assieme a quello aspro, amaro e salato.



    L’ASSUNZIONE DEL CIBO
    Il cane assume il cibo secondo una sequenza di tre fasi:
    Fase di ricerca: il cane usa i sensi per catturare gli odori emanati dal cibo e avvertire la sua temperatura. In questa fase, l'olfatto ha il ruolo principale. L’acutezza olfattiva è massima quando il cane è affamato e decresce quando è sazio. L’olfatto diminuisce con l'avanzare dell'età.
    Fase orale: durante la fase orale il cane percepisce la forma, la dimensione, la struttura e il sapore dell'alimento. Il senso del gusto è concentrato sulle papille gustative della lingua, del palato e della faringe.
    Fase digestiva: il cane digerisce in modo diverso dall'essere umano, in termini sia di durata sia di attività. La sua digestione è più lunga della nostra e dura in media tra le 9 e le 10 ore. La saliva del cane contiene pochissima ptialina, l'enzima adibito alla trasformazione degli amidi; per questo motivo, la digestione dei carboidrati è molto più lenta. Invece, la digestione delle proteine è resa molto più facile dalle elevate quantità di acido cloridrico prodotto dallo stomaco (ne consegue che, quando un cane sta male o necessità di una dieta leggera, l'ideale sarebbe proporli della carne bianca e non del riso bollito come spesso viene consigliato). Se il cane associa una sensazione negativa all'ingestione di un alimento (per esempio, se avverte malessere subito dopo aver mangiato qualcosa), può sviluppare un’avversione a tale alimento, quindi in futuro tenderà a rifiutarlo.



    IL GUSTO NEI CUCCIOLI
    Il cucciolo appena nato è cieco e sordo, ma ha il senso del gusto già sviluppato. Alcune ricerche hanno evidenziato che è addirittura possibile influenzarne il gusto durante la gestazione, inducendogli delle preferenze alimentari. In uno studio sono stati presi in considerazione due gruppi di cagnoline gravide: Ad uno sono state somministrate 20 gocce di essenza di timo nell'alimento giornaliero, mentre il secondo gruppo ha ricevuto un’alimentazione standard. Alla nascita dei cuccioli, una mammella su due è stata cosparsa di essenza di timo e si è notato che i cuccioli nati dalle femmine del primo gruppo (quelle che avevano ingerito le sostanze nel corso della gravidanza) ricercavano attivamente le mammelle con il timo, mentre per i cuccioli del secondo gruppo il timo non influenzava la scelta della mammella.
    E’ quindi accertato che l'alimentazione della madre influisce sulle future preferenze alimentari dei cuccioli. Alcuni componenti del gusto dell'alimento ingerito dalla madre passano nel latte che produce e possono influenzare le successive scelte alimentari del cucciolo.
    Si è visto che anche gli odori provenienti dalla ciotola da cui mangiano i cuccioli, una volta svezzati, possono avere questo effetto. I primi giorni dello svezzamento sono molto importanti in tal senso, poiché fanno in modo che in futuro il cucciolo preferisca alimenti che hanno l'odore che lui ha sentito in questa fase.



    FAME, APPETITO E SAZIETA’
    Fisiologicamente, nel cane si riconoscono numerosi stimoli interni che cooperano per determinare la sensazione di fame:
    - contrazione di parte dell'intestino
    - diminuzione del tasso di glucosio e aumento di quello di insulina nel sangue
    - aumento nel sangue della grelina (ormone prodotto dalle cellule dello stomaco, che incrementa l'appetito)
    - aumento degli ormoni tiroidei
    - freddo esterno e freddo corporeo.
    L’appetito, cioè il desiderio di mangiare, viene attivato dalla fame, dalla vista o dalla percezione olfattiva del cibo, dall'orario dei pasti e da motivi psicologici, come lo stress.
    Il comportamento alimentare mantiene e ristabilisce l'equilibrio dell'organismo e delle energie necessarie al suo sostentamento. L’animale smette di mangiare quando i suoi bisogni sono soddisfatti, prima di aver ristabilito l'equilibrio dell'organismo: infatti, questo avviene diverse ore dopo la digestione e la metabolizzazione degli alimenti, cioè tempo dopo il sopraggiungere della sazietà.
    Esistono diversi stimoli che inducono l'animale a smettere di alimentarsi. Tra questi ci sono:
    - numero di masticazioni e stanchezza masticatoria
    - riempimento dello stomaco
    - durata dell’ingestione (la sazietà sopraggiunge dopo una ventina di minuti dall'inizio del pasto)
    - saturazione dei recettori olfattivi
    - aumento nel sangue dell'ormone leptina (che regola il senso di sazietà) e mobilizzazione dei grassi.
    Nel caso in cui un cane rifiuti un determinato alimento (spesso capita con un cibo secco), l'aggiunta di acqua tiepida può favorire la sua consumazione perché ne intensifica il sapore e lo rende più morbido e appetibile.



    LE ESIGENZE NUTRITIVE
    Cosa deve mangiare il cane?
    Per rispondere a questa domanda, dobbiamo conoscere quali sono i nutrienti indispensabili e gli alimenti che li contengono. Una dieta completa e bilanciata, infatti, deve contenere tutti i principi nutritivi, in misura adatta alle esigenze dell'animale.
    Possiamo distinguerne sette gruppi fondamentali: carboidrati, lipidi, proteine, fibre, sali minerali, vitamine e acqua.

    Carboidrati
    I carboidrati rappresentano un’importante fonte energetica, che fornisce circa il 65% dell'energia quotidiana necessaria. Si trovano soprattutto nei seguenti alimenti: patate bollite, riso bollito ben cotto, fiocchi di cereali, pasta alimentare ben cotta, farine di cereali ben cotte.
    Sono chiamati anche glucidi (dal greco “glucòs”, dolce) e sono formati da carbonio e acqua; vengono indicati anche con il termine zuccheri.
    Influenzano la funzionalità gastroenterica e rappresentano una fonte di energia altamente digeribile. Tuttavia, il loro ruolo biologico nella dieta non è di importanza pari a quello di proteine e grassi.
    I carboidrati si dividono in due grandi gruppi: monosaccaridi e polisaccaridi. I primi sono altamente digeribili perché vengono assorbiti così come sono, mentre i secondi devono essere degradati a monosaccaridi da enzimi presenti nell'apparato gastroenterico.
    Tra i monosaccaridi abbiamo il glucosio, il fruttosio (lo zucchero della frutta) e il galattosio (che si trova legato al glucosio formando il disaccaride lattosio, lo zucchero del latte).
    Il glucosio costituisce la forma in cui devono essere trasformati gli altri zuccheri per poter essere utilizzati dall'organismo.
    I polisaccaridi si formano dall'unione di numerosi monosaccaridi e si distinguono in polisaccaridi vegetali (fibre e amidi) e poi polisaccaridi origine animale (glicogeno).
    Gli zuccheri complessi o polisaccaridi sono rappresentati principalmente dall'amido, che risulta difficilmente assorbibile, così com’è, dal cane. I trattamenti mangimistici come la fioccatura (trattamento termico dei cereali e dei legumi) e la cottura, consentono una modificazione della molecola dell'amido e la rendono più facilmente assimilabile. Il riso, per la sua costituzione chimica, risulta sicuramente più digeribile rispetto al frumento, al mais e alla patata. Il fabbisogno di glucosio può essere soddisfatto attraverso la trasformazione di lipidi e proteine o tramite l'assunzione diretta dell'alimento.
    Una quantità eccessiva di carboidrati nella dieta comporta la formazione, a livello intestinale, di un substrato adatto alla crescita di microrganismi che alterano l'equilibrio, con conseguente malessere (che si manifesta, per esempio, con la dissenteria). Il consumo elevato di carboidrati può determinare l'aumento del grasso corporeo e condurre all'obesità. E’ difficile, invece, riscontrare una situazione di carenza da soli carboidrati.



    Fibre
    Nell'alimentazione del cane le fibre, rappresentate dai carboidrati strutturali quali emicellulose, cellulosa, mucillagini, pectine e gomme, sono una componente dietetica non trascurabile. Sebbene non esista di per sè una necessità nutritiva di fibre alimentari, la loro presenza in piccola quantità nella dieta per gli animali da compagnia è necessaria per il corretto funzionamento del tratto gastroenterico. Il fabbisogno medio di fibre è del 5% della sostanza secca. Le principali fonti alimentari di fibre sono: legumi (fagioli, ceci, lenticchie e piselli), cereali (farina integrale e pane integrale), frutta (fragole, mele, albicocche, banane, arance e mandarini) e la verdura (broccoli, carciofi, cavolfiori, verze, rape, melanzane, fagiolini, radicchio, zucchine, finocchi e pomodori).
    I cani non sono in grado di utilizzare direttamente le fibre presenti nella dieta, ma nell'intestino crasso possiedono una microflora che aggredisce queste componenti, generando una fermentazione. I prodotti di questa fermentazione sono acidi grassi a catena a breve (acidi acetico, propionico e butirrico), che vengono utilizzati dalle cellule dell'intestino come fonte energetica. Nell’ultimo ventennio i veterinari nutrizionisti hanno verificato che, equilibrando accuratamente il tipo di fibre negli alimenti per cani, si facilita loro la digestione. Nell’intestino, infatti, è presente un biosistema variegato di batteri responsabili della digestione; questi batteri, inoltre, supportano il sistema immunitario del cane e lo proteggono da altri batteri dannosi. Una dieta il cui contenuto di fibre sia accuratamente bilanciato, permette di nutrire i batteri per così dire buoni e inibire quelli responsabili di un'alterata digestione e che possono favorire la dissenteria.



    Lipidi
    I lipidi, o grassi, possono essere di origine animale (burro o lardo) e di origine vegetale (oli e margarine). Le fonti alimentari in cui si trovano sono oli di pesce, oli vegetali, grasso di pollo, è grasso di maiale. Il cane mostra una spiccata digeribilità solo per il lardo di suino crudo, mentre gli altri grassi non sembrano molto assimilabili.
    I lipidi rappresentano una delle principali fonti energetiche della dieta e per le loro caratteristiche sono maggiormente appetibili e digeribili rispetto agli altri nutrienti. I principali grassi alimentari sono rappresentati dai trigliceridi. Le necessità dell'organismo dei diversi costituenti della quota di lipidi saranno differenti in relazione all'età del soggetto, al suo stato fisiologico e al tipo di attività che svolge.
    L’organismo presenta una richiesta fisiologica di due acidi grassi definiti appunto essenziali: l'acido linoleico e l'acido arachidonico.
    Il cane, come la maggior parte degli animali, assume queste sostanze attraverso la dieta, ma possiede anche una produzione endogena. I lipidi nella dieta dei cani rappresentano la principale fonte di acidi grassi essenziali che svolgono un ruolo fondamentale per il mantenimento della salute della cute e del pelo, intervengono nella crescita, nella funzione riproduttiva e nella coagulazione del sangue.
    Il fabbisogno di lipidi nei cani è correlato alla necessità di acidi grassi essenziali e alla densità calorica della dieta. I periodi a più alto fabbisogno energetico sono: la crescita, la gestazione, l'allattamento e lo sforzo fisico prolungato.
    Gli animali sedentari possono presentare la tendenza a consumare quantità eccessive di alimenti contenenti grassi, a causa della loro elevata appetibilità, e a manifestare di conseguenza una tendenza all'obesità. I cani sono in grado di digerire e assimilare diete ad alto tenore lipidico, ma l'assunzione di lipidi in quantità superiore alla possibilità di digestione e di assorbimento dell'apparato gastroenterico provoca steatorrea (condizione patologica caratterizzata dalla presenza di grassi non digeriti nelle feci) e diarrea.
    Una carenza degli acidi grassi essenziali comporta la comparsa di alterazioni a livello cutaneo (che riguardano sia la cute sia il pelo) che può determinare ritardi nell’accrescimento. Queste carenze sono piuttosto rare nei cani e necessitano di un lasso di tempo abbastanza lungo per manifestarsi. La loro comparsa è legata a diete mal formulate o a cibi conservati in modo scorretto.



    Proteine
    Le proteine sono necessarie per il corretto funzionamento dei normali processi metabolici e per il mantenimento e la crescita dei tessuti. Sono la fonte principale di amminoacidi, sostanze utilizzate dall'organismo per tutte le funzioni vitali e per la produzione di tessuti, ormoni, enzimi e secreti fisiologici. Le fonti alimentari delle proteine sono rappresentate dalla carne, dal pesce ed alcuni vegetali.
    Contribuiscono al sapore dell'alimento: la loro presenza, insieme a carboidrati e lipidi, nei cibi cotti dà origine a sapori differenti. Il fabbisogno proteico per i cani è di difficile determinazione, in quanto molteplici fattori possono influenzare le necessità proteiche di un singolo animale, come il tipo di attività fisica, la situazione fisiologica e lo stato nutrizionale. Spesso si pensa sia necessario ridurlo nei soggetti anziani, ma non è così: gli animali in età avanzata devono ricevere un apporto adeguato di proteine di alta qualità.
    I segni di deficit proteico comprendono un ritardo nella crescita nei soggetti giovani, e una perdita di peso, una ridotta capacità riproduttiva, un ridotto rendimento atletico nei soggetti adulti. La carenza proteica è rara i nostri animali da compagnia, però può verificarsi se l'alimentazione è costituita dalle razioni di scarsa qualità e sbilanciate durante i periodi di elevato fabbisogno nutritivo (gravidanza, allattamento).
    Le proteine introdotte in eccesso nell'organismo vengono trasformate in lipidi, per poter essere depositate nel grasso corporeo. Attenzione però ai soggetti malati: per gli animali che hanno problemi a livello renale, una dieta ricca di proteine può ulteriormente complicare la situazione.



    Vitamine
    Le vitamine sono sostanze organiche essenziali per tutti gli esseri viventi che devono essere introdotte con la dieta. Si distinguono in liposolubili (A, D, E e K) e idrosolubili (gruppo B, C e P). Le prime, che si sciolgono nel tessuto lipidico, vengono immagazzinate nell'organismo e un loro eccesso può causare problemi di varia natura (dipendenti dal tipo di vitamina che si accumula); le seconde, che si dissolvono in acqua, non vengono accumulate nell'organismo, ma utilizzate subito, e gli eventuali eccessi eliminati con le urine.

    Sali minerali
    Sebbene i sali minerali costituiscano una piccola parte dell'organismo (circa il 6,2%), intervengono nella costituzione dei tessuti e sono essenziali per le funzioni biologiche e per l’accrescimento. Possono essere classificati in macroelementi e oligoelementi. I primi sono presenti in quantità discrete nell'organismo e sono rappresentati da calcio, fosforo, magnesio, zolfo, sodio, potassio e cloro. Il loro fabbisogno giornaliero e nell'ordine di grammi o decimi di grammi. Il calcio e il fosforo sono di fondamentale importanza per la costruzione e il mantenimento dello scheletro e sono coinvolti in molteplici reazioni metaboliche dell'organismo.
    Gli oligoelementi o microelementi sono presenti in tracce nell'organismo e il loro fabbisogno è nell'ordine di milligrammi o microgrammi. Tra questi figurano ferro, rame, zinco, iodio, selenio, cromo, cobalto e fluoro, che sono essenziali per l'organismo, oltre a silicio, manganese, nichel e vanadio. Invece sono potenzialmente tossici l’arsenico, il piombo, il cadmio, il mercurio, l'alluminio, il litio e lo stronzio.

    Acqua
    L’acqua è il singolo nutriente più importante per la sopravvivenza. Molti tessuti corporei sono formati da acqua per il 70-90%. La perdita del 10% dell'acqua corporea comporta la morte del soggetto.
    Nell’organismo, l'acqua facilita le reazioni cellulari e funge da veicolo per i nutrienti e per i prodotti finali del metabolismo cellulare. Contribuisce anche alla regolazione della temperatura corporea, interviene nei processi digestivi (idrolisi) e nell’eliminazione degli scarti dei reni tramite l’urina. Un’altra fonte di perdita di acqua è data dall'evaporazione polmonare attraverso la respirazione; nei cani questa via è molto importante per la termoregolazione, soprattutto quando la temperatura ambientale elevate.
    Le perdite di acqua con le feci sono limitate, se rapportate alla quota che viene assunta; possono divenire imponenti solo nel caso in cui venga a mancare la capacità di assorbimento intestinale (diarrea). Il consumo quotidiano di acqua deve compensare queste continue perdite di liquidi. I cani ricavano la quantità totale necessaria dell'acqua di abbeverata (cioè quella che effettivamente bevono), dagli alimenti e dall'acqua metabolica, cioè quella derivante dalle reazioni di ossidazione di carboidrati,grassi e proteine.
    La quantità presente negli alimenti dipende dal tipo di dieta: in quelli secchi è di circa il 7%, in quelli umidi può arrivare fino all’80%. I cani sono in grado di compensare le variazioni del contenuto di acqua degli alimenti con un aumento o una diminuzione dell'assunzione dell'acqua di abbeverata.
    L’assunzione abbondante di acqua non comporta alcun problema per l'organismo: il quantitativo in eccesso viene eliminato dai reni sotto forma di urina. Al contrario, in caso di carenza di acqua l'organismo va incontro a gravi problemi; si parla infatti di disidratazione. La perdita eccessiva di acqua o la sua mancanza nella dieta innescheranno una serie di meccanismi volti a compensare la situazione attraverso il recupero dell'acqua presente nell'organismo. In pratica, viene utilizzata l'acqua presente nel circolo sanguigno con una conseguente riduzione del volume plasmatico. Questa condizione determina una riduzione dell'apporto di ossigeno e nutrienti ai tessuti. A seguito di una grave disidratazione, inoltre, l'organismo ha difficoltà a disperdere il calore, con conseguente innalzamento della temperatura corporea.



    Edited by Rossh - 5/4/2017, 22:52
  2. .
    Adoro questi cagnetti, come del resto gran parte dei terrier di piccola taglia, proprio per le loro dimensioni, l'aspetto buffo ed elegante allo stesso tempo e perchè hanno carattere da vendere.
    Il muso di questa razza, con questo testone, che ricorda un po quello dello schnauzer, "avvitato" su un corpicino così compatto mi ha sempre fatto impazzire, per non parlare del mantello che lo preferisco decisamente alla sua variante, meno comune, color foglia secca/marroncino.

    Loro non sanno di essere piccoli, perchè loro non si sentiranno mai piccoli!

    si, io vivrei con un soggetto per ogni terrier di piccola taglia, sono un caso patologico :P
  3. .
    per me anche va bene ;)
  4. .
    per voi è carnevale, qui da me no :D
    A Milano si festeggia il carnevale ambrosiano che, in sostanza, è una settimana dopo tutti gli altri ;)

    Comunque, in casa mia, non c'è una vera tradizione culinaria per carnevale, per cui a parte le chiacchere che io non sopporto (da piccola ho fatto indigestione e sono stata così male che ora non le posso neanche vedere) l'unica cosa per cui potrei fare follie sono le frittelle, quelle belle fritte in 9 litri di olio e sbattute nello zucchero :woot:
  5. .

    IL CORTEGGIAMENTO DEI MAMMIFERI

    24acfff5e8dc9d9f13995e309a6b3496



    Lo scopo ultimo della vita di un mammifero è quello di lasciare una discendenza, di propagare i propri geni. Per questo deve innanzitutto accoppiarsi con animali della stessa specie, in modo da originare una prole fertile. Un corteggiamento codificato serve a identificare con certezza un compagno della stessa specie. Un altro ruolo importante del corteggiamento ritualizzato è quello di selezionare i maschi migliori, secondo diverse strategie. Se, per esempio, le femmine possono dare alla luce solo pochi piccoli nel corso della vita, esse selezionano i maschi più forti, in grado di proteggerli, favorendo la competizione per il privilegio di fecondarle.
    Lo strano e a volte selvaggio corteggiamento di molti mammiferi non è soltanto un modo per attirare l'altro sesso, ma una competizione legata alla selezione del “più adatto”.

    AMORE AROMATICO
    Molti mammiferi hanno un acutissimo senso dell'olfatto, e possono servirsene per trovare un potenziale compagno, per scoraggiare rivali oppure per segnalare la propria disponibilità all'accoppiamento. Quando le femmine dei cani vanno in calore, esse producono un odore irresistibile per i maschi. Le femmine del criceto selvatico della Siberia fanno lo stesso, producendo un profumo che può attirare i maschi nel raggio di quasi un chilometro. I gatti maschi marcano il territorio con un’urina odorosa che scoraggia i rivali, monopolizzando invece le femmine ricettive nel circondario. Questi odori veicolano messaggi codificati: da una parte i maschi possono apprezzare l'aggressività dei rivali, dall'altra si assicurano della disponibilità sessuale delle femmine.
    In molti felini e ungulati il maschio è in grado di valutare con una rapida toccata della lingua la disponibilità della femmina, “ decodificando” i suoi odori grazie all'organo di Jacobson, uno speciale recettore olfattivo posto sul palato.

    mstambec


    GRANDE E BELLO
    La maggior parte dei mammiferi non si basa molto sul senso della vista nei rituali di corteggiamento. Una delle ragioni è che molti di essi non percepiscono i colori, poichè i loro occhi sono adattati per la visione notturna. Così, diversamente dagli uccelli, sono pochi i mammiferi che mostrano nei loro rituali colorazioni vivaci. Tra le eccezioni, le scimmie che come noi, vedono bene i colori. Per esempio, il maschio del mandrillo nel periodo riproduttivo presenta un marcato aumento della brillantezza dei disegni facciali, rossi e azzurri; la femmina di scimpanzè rinforza la colorazione del posteriore, segnalando disponibilità.
    Per molti mammiferi, comunque, la forma e la taglia sono fattori più importanti del colore. Tra le renne, per esempio, il maschio con le corna più grosse prevale sugli altri maschi.
    Anche le schermaglie ritualizzate possono essere importanti come nel caso degli ippopotami maschi che, prima di combattere a suon di denti, esibiscono reciprocamente l'arsenale di cui dispongono.

    image024


    CONTESE D’AMORE
    L'aspetto più spettacolare del corteggiamento dei mammiferi è la tenacia con cui i maschi combattono per guadagnarsi diritti sulle femmine. Nella maggior parte delle specie, essi tentano di accoppiarsi con il maggior numero di femmine possibile, quindi molti maschi più deboli non si accoppiano. Molte specie, come gli elefanti di mare, ricorrono a efferata violenza. Come la maggior parte dei maschi di mammiferi destinati a combattere, i maschi dell'elefante marino sono di gran lunga più grandi delle femmine; hanno inoltre la pelle del collo e del capo rinforzata per limitare i casi di ferite gravi provocate dai lunghi canini con cui rivaleggiano. La lotta è brutale, ma il risultato è che i piccoli sono effettivamente figli dei maschi più forti.
    Altre specie hanno evoluto duelli ritualizzati che limitano al massimo il rischio di ferimenti, come il bighorn, lo stambecco e il cervo nobile. Queste brevi lotte si basano sul fatto che l’individuo che si riconosce più debole abbandona presto il campo. Tra i primati e i lupi le posture di sottomissione servono anche a scongiurare ulteriori attacchi del vincitore.
    In certi mammiferi, invece, come accade nei babbuini, sono le femmine a competere tra loro per i maschi.


    CODICE CAVALLERESCO: IL CERVO NOBILE
    Lo stile competitivo del corteggiamento del cervo nobile assicura che la maggior parte dei giovani siano figli dei maschi più forti e più adatti. Durante la stagione autunnale degli accoppiamenti, ogni maschio maturo si porta sul consueto luogo di battaglie e inizia a bramire, richiamando sonoramente l'attenzione delle femmine. Quando queste si accalcano intorno, le difende con dimostrazioni di forza, prendendo a cornate piccoli alberi, diffondendo il proprio odore corporeo, addobbando i propri magnifici palchi con muschio ed erba e scacciando i rivali. I maschi più deboli in genere si ritirano discretamente, ma un maschio di pari valore può ingaggiare una lotta molto intensa. Talvolta il difensore legittimo viene battuto e l’harem viene conquistato dall'intruso. Sebbene il grande e ampio palco di corna possa apparire un'arma micidiale, in realtà le corna sono smussate e fatte per incastrarsi perfettamente tra loro nel caso di contese: raramente quindi scivolano provocando ferite ma può capitare che i due rivali non riuscendo più a districare i palchi, muoiano alla fine entrambi di inedia. In genere i combattimenti sono inoffensive prove di forza. I maschi in amore sono così occupati ad esibirsi, combattere e accoppiarsi che si nutrono molto poco e alcuni perdono così tanto peso da non riuscire a superare l'inverno alle porte.
    Nelle razze appartenenti alla categoria dei cervi primitivi, come il cervo acquatico cinese, gli esemplari non possiedono corna ma sono invece dotati di grandi canini con cui spesso infliggono ferite letali agli avversari. L'evoluzione di grandi palchi di corna ramificate o lobate e di contese ritualizzate hanno reso il corteggiamento una fase vitale molto più sicura.

  6. .
    sondaggio chiuso.

    Visto il risultato di parità sono stati assegnati al gatto viverrino i numeri pari e al cervo nobile i numeri dispari. Il sito random.org ci ha dato come risultato 5

    L'ANIMALE DELLA SETTIMANA E' IL
    CERVO NOBILE

    501091606_8d0390ba78



  7. .
    CITAZIONE (Rossh @ 22/2/2017, 21:47) 
    Che luogo affascinante. Non avevo idea che anche in Europa ci fossero le genette, stupefacente! Ovviamente non conosco la maggior parte dei volatili ospiti di questo meraviglioso luogo. La lucertola dai piedi a spina, che sarebbe quella col nome italiano ignoto io mi sono tradotta quello inglese perché mi suona carino, sembra simpatica

    Piaceva di piú anche a me la traduzione dall'inglese ma tradotto dal nome spagnolo sarebbe "lucertola dalla coda rossa" (rossa dove? :unsure: ) quindi ho preferito proprio non dare un nome tradotto onde evitare incomprensioni visto che, comunque, non sono animali cosí comuni :P
  8. .
    CITAZIONE (Rossh @ 21/2/2017, 13:52) 
    Se si estinguesse, si tratterebbe della prima estinzione di un grosso felino dal 10 000 a.c., quando si estinse lo Smilodon.

    brutta storia.
    Nelle mie vecchie enciclopedie dei primi anni 2000, il dato sulla popolazione delle linci iberiche è di 1200 esemplari e a distanza di neanche 20 anni il numero è drasticamente sceso.
  9. .

    IL PARCO NAZIONALE DI
    COTO DOÑANA

    r_pn_donana_t2100204.jpg_369272544
    sopra: panorama sulla palude nel periodo estivo



    Il Parco Nazionale di Coto Doñana, si trova nell'estremità meridionale della penisola iberica, tra le città spagnole di Siviglia e Cadice, dove un tempo si apriva l’ampia foce del Guadalquivir. Per secoli la regione di Coto Doñana è stata riserva di caccia dell'aristocrazia.
    E’ sfuggita allo sviluppo agricolo e industriale grazie alle inondazioni annuali e alle paludi salate; fino ai primi anni Sessanta vi si poteva accedere solo a cavallo. Il governo spagnolo ha creato il Parco Nazionale nel 1969, ed esso è ora anche riserva di biosfera protetta dall'Unesco.

    IL TERRITORIO
    La pianura di Doñana è delimitata dal fiume Guadalquivir e da una grande barriera sabbiosa costiera. Dopo le piogge autunnali e invernali, le acque in piena si spostano nelle paludi trasformandole in un lago temporaneo, poco profondo, che occupa un'area di centinaia di chilometri quadrati punteggiata di piccole isole note come “vetas”. Esse rimangono all'asciutto tutto l'anno, offrendo siti di nidificazione sicuri. La brughiera asciutta tra le dune e le paludi fornisce rifugio a mammiferi e rettili, mentre rapaci e trampolieri si posano e creano colonie riproduttive sugli alberi..
    Quando il caldo estivo è più intenso le acque evaporano lentamente e il lago si riduce a poche distese di acqua fangosa. Entro il mese di agosto il fango indurito prende il posto del lago, lasciando solo alcune pozze permanenti direttamente alimentate dal flusso lento del fiume.

    1376992957_0
    sopra: le "vetas", le isole che si formano a seguito delle inondazioni


    sopra: le acque lentamente iniziano a ritirarsi


    IL PAESAGGIO
    Il Doñana è un antico delta fluviale in cui i sedimenti, le inondazioni stagionali e la sabbia trasportata dal vento hanno creato ambienti in costante mutamento. Proprio per questo motivo quest'area, da tempo, è nota con il nome di Las Marismas (le paludi). E’ una bassa pianura alluvionale che si estende verso l'interno a partire da una spiaggia lunga 30 km con alte dune che si spostano. La spiaggia e le dune fanno parte di una barriera di sabbia che separa le paludi dal mare. Originariamente, come precedentemente accennato, quest'area era il delta del fiume Guadalquivir che, nel corso dei millenni, ha depositato enormi quantità di sabbia e limo alla sua foce, ostruendo il delta e creando un'ampia laguna poco profonda. Il limo sabbioso, trasportato in mare dal fiume, viene trascinato a riva dalle maree e, i venti sud-occidentali di questa zona lo hanno poi raccolto in grandi dune in continuo movimento che possono raggiungere un’ampiezza di 1000 metri. Al di là delle dune di vi è l’ampio bacino centrale delle paludi.
    Su un terreno rialzato, fra di esse, sono situate aree di brughiera con querce da sughero (Quercus suber) e pini domestici (Pinus pinea).


    sopra: la spiaggia


    sopra: la brughiera


    FAUNA
    La regione di Coto Doñana era un luogo di sosta per gli uccelli migratori molto prima di diventare Parco Nazionale. Oggi, dozzine di specie a rischio di estinzione trovano qui un ultimo rifugio.

    - MAMMIFERI
    La presenza nel parco di alcuni mammiferi quali il capriolo (Capreolus capreolus), il daino (Dama dama) e il cinghiale (Sus scrofa) è dovuta alla sua storia di riserva di caccia. Fra gli altri mammiferi vi è anche la lince iberica (Lynx pardynus). La lince, una delle più rare specie di felini, con una popolazione di circa 400 esemplari, vive nella fitta vegetazione delle paludi, della macchia e dei boschi di querce da sughero. E’ un predatore notturno che caccia conigli, cerbiatti e pernici.
    I predatori provenienti da altre zone comprendono la mangusta egiziana (Herpestes ichneumon) e la genetta comune (Genetta genetta). La mangusta predilige un habitat coperto di arbusti e di foreste e il limitare delle paludi bordate di canneti. Probabilmente introdotta a suo tempo dai guardiacaccia per mantenere bassa la popolazione di serpenti, caccia roditori, uccelli, rettili e insetti. La genetta sembra un incrocio tra un felino è una donnola. E’ un piccolo e veloce cacciatore notturno di uccelli, rettili e piccoli mammiferi e può essere stata anch’essa introdotta in quest'area a scopo di disinfestazione. Altri mammiferi che abitano la regione sono la lontra europea (Lutra lutra), il tasso (Meles meles) e lo scoiattolo comune (Sciurus vulgaris).


    sopra: mangusta egiziana (Herpestes ichneumon)

    Lince_AndoniCanela
    sopra: lince iberica (Lynx pardinus)


    - UCCELLI
    Il parco è noto soprattutto per la presenza di oltre 125 specie di uccelli che vivono e si riproducono in quest'area e altre 150 circa vi sostano durante le lunghe migrazioni fra L'Africa e l'Europa settentrionale.
    In inverno, le paludi sono gremite di oche e anatre, tra cui circa 60.000 oche selvatiche (Anser anser) e più di 250.000 anatre (famiglia Anatidi) e folaghe (genere Fulica). La primavera e l'autunno portano stormi rumorosi di trampolieri migratori come la pittima reale (Limosa limosa), la pittima minore (Limosa lapponica), il combattente (Philomachus pugnax) e il piovanello (Calidris ferruginea).
    In primavera e all'inizio dell'estate le cime degli alberi e le zone umide si popolano di uccelli in riproduzione tra cui aironi (famiglia Ardeidae), egrette (genere Egretta), spatole (Platalea leucorodia) e cicogne bianche (Ciconia ciconia). Doñana è uno degli ultimi rifugi della rara aquila imperiale iberica (Aquila adalberti). Sono inoltre presenti l’aquila minore (Hieraaetus pennatus), il biancone (Circaetus gallicus), il capovaccaio (Neophron percnopterus) e il grifone (Gyps fulvus).


    sopra: pittima reale (Limosa limosa)


    sopra: aquila imperiale iberica (Aquila adalberti)


    - RETTILI E ANFIBI
    Le brughiere, le paludi e le dune di questa area sono habitat ideali per anfibi e rettili, fra cui testuggini, come la moresca (Testudo graeca), e diverse specie di serpenti e lucertole.
    Comune nell'Europa meridionale, il colubro lacertino (Malpolon monspessulanus, chiamato anche colubro di Montpellier) è un serpente predatore di uccelli, velenoso e aggressivo. La sua testa sottile gli permette di entrare nelle tane di prede come il gruccione comune (Merops apiaster), un uccello che scava il proprio nido nel terreno. In estate questo serpente emette una secrezione cerosa che ricopre le scaglie dei fianchi e del ventre riducendo la dispersione dei liquidi.
    Qui vive anche la lagartija colirroja (Acanthodactylus erythrurus, non ho idea di che nome abbia in italiano), una lucertola insettivora, che ha scaglie insolitamente adattate per proteggere gli occhi dalla sabbia e altre sulle dita che le permettono di camminare sul terreno caldo e instabile delle dune.


    sopra: colubro lacertino (Malpolon monspessulanus)


    sopra: lagartija colirroja/Spiny-Footed Lizard (Acanthodactylus erythrurus)


    CURIOSITA’

    1. E’ una delle maggiori riserve naturali d'Europa è uno dei siti più importanti di questo continente, in cui gli uccelli migratori sostano e trovano nutrimento.

    2. Nell'aprile del 1998 un serbatoio di rifiuti tossici ha ceduto e 5 milioni di m3 di fanghiglia stavano per inondare Coto Doñana. Il personale del parco ha evitato il peggior disastro ecologico europeo di tutti i tempi, anche se gli effetti a lungo termine di questo incidente devono ancora essere chiariti.

    3. Il Parco Nazionale di Coto Doñana è uno dei 546 siti Ramsar (ambienti umidi di importanza internazionale).



    ************************************




    VIVONO QUI:

    - Lince iberica
  10. .

    AQUILA REALE

    GettyImages-123538757

    Signora del “tetto del mondo”, l'aquila reale sembra simboleggiare il potere e la maestosità mentre si libra in volo e quando si getta sulla preda e la attacca, momento di sublime grazia ma dagli effetti mortali.



    DATI ESSENZIALI
    Appartenenti all’ordine degli Accipitriformes, famiglia Accipitridi, le aquile reali (Aquila chrysaetos) hanno un peso compreso tra i 3 e i 7 kg (generalmente i maschi pesano meno) e la loro lunghezza varia tra i 70 e i 125 cm di cui 25/35 solo di coda. Hanno un'apertura alare di circa 2 metri ma le femmine, avendo ali più ampie, possono arrivare anche a 220/230 cm. Il colore di questi uccelli varia con la crescita e la colorazione definitiva viene completata a 5 anni di vita.
    Si riproducono da gennaio a luglio e, normalmente, le femmine depongono due uova (talvolta uno o tre) che hanno un periodo di incubazione tra il 42 e 45 giorni. I pulcini iniziano a mettere il piumaggio verso i 65/70 giorni di vita e hanno una vita media intorno ai 25 anni.


    HABITAT
    L'aquila reale, vera e propria sovrana degli uccelli, è l’aquila più diffusa nell'emisfero settentrionale e preferisce gli ampi spazi, soprattutto se montagnosi. Si tiene lontana dalle zone troppo boscose e abita solitamente l'area al di là del limite degli alberi, ma subito sotto il livello delle nevi perenni. Evita in genere le regioni intensamente popolate e i terreni agricoli, forse a causa delle persecuzioni dell'uomo e dell’avvelenamento da agenti chimici, che in passato ha drasticamente diminuito il numero dei volatili. L'aquila reale è assente anche nelle pianure, nelle praterie e nelle steppe, poichè questi tipi di territorio offrono pochi punti elevati da cui sia possibile individuare una preda senza alzarsi in volo.


    DIETA E CACCIA
    La dieta di un'aquila reale varia molto a seconda del territorio. Le prede tipiche vanno dai mammiferi di taglia piccola e media agli uccelli: conigli, lepri, scoiattoli di terra, marmotte, piccoli daini, galli cedroni, pernici e fagiani.
    La preda di solito è avvistata dall'aquila mentre sorvola bassa il terreno, che controlla scrupolosamente. Poi, in veloce planata, cala sulle sue vittime e le ghermisce con gli artigli.
    Gli uccelli, invece, possono essere afferrati anche in volo. Una coppia di aquile può anche cacciare insieme; in questo modo un uccello stana la preda, mentre l'altro la cattura e la uccide. Le piccole prede vengono dilaniate dai potenti artigli dell'aquila con le acuminate unghie posteriori che perforano il corpo della vittima uccidendola in breve tempo. L’abile cacciatrice fa poi a pezzi la preda sul posto o, nel caso in cui abbia i pulcini, viene portata al nido per condividere il bottino con l'intera famiglia. D'inverno l’aquila si nutre anche di carogne.

    c7c5fab8e06234c2a6c40d13e2c41665


    COMPORTAMENTO
    Maschi e femmine delle aquile reali si uniscono per la vita e quando una coppia ha stabilito il proprio territorio, generalmente vi risiede per anni. In ogni modo, le aquile che abitano le regioni settentrionali migrano di continuo, volano verso zone più calde a sud, per sfuggire alle asprezze invernali. Abbiamo scarse notizie di combattimenti fra questi rapaci per il controllo del territorio, ma l'aquila reale è stata spesso osservata compiere voli dimostrativi ondeggianti lungo i confini della sua zona, per tenere lontane le altre aquile.
    Alla fine dell'inverno, coppie di aquile volano e planano insieme, in un’altra coreografia di movimenti ondeggianti, chiamata “danza del cielo”, che in questo caso è un rituale di accoppiamento. Durante questa danza spettacolare, la femmina a volte compie un volo rovesciato, rivolgendo gli artigli in alto, verso il maschio, che piomba su di lei.
    L'accoppiamento vero e proprio ha luogo sul terreno. Le giovani aquile reali sono condotte dai genitori fuori dal loro territorio circa 4 mesi dopo aver messo le piume e divengono nomadi finché sono grandi abbastanza per procreare, a 4/5 anni. In questo periodo possono viaggiare anche per 2000 km.


    LA COSTRUZIONE DEL NIDO
    Una biforcazione fra i rami è il luogo privilegiato per la creazione di un nido. Costruito in coppia, può misurare un metro di diametro. Negli anni una coppia di uccelli costruisce molti nidi, ma spesso ritorna a quello preferito, che rinnova con ramoscelli freschi e felci. Le generazioni successive possono continuare a usare i nidi dei loro “antenati” facendoli diventare sempre più grandi. Con il tempo un nido può diventare una larga piattaforma di più di 2 metri di profondità e contenere grandi quantità di materiale.


    RIPRODUZIONE
    Nel suo territorio, una coppia di aquile può avere fino a 12 nidi, costruiti sui dirupi o fra i rami di alberi alti e antichi. Ogni primavera la coppia sceglie un nido e lo rinnova con ramoscelli freschi. La covata ha luogo da gennaio tra gli esemplari che abitano le zone più calde, a maggio nelle regioni più settentrionali.
    La femmina cova il primo uovo immediatamente e ne depone un secondo dopo 2-5 giorni. Il maschio in questo periodo frequenta poco il nido. Quando il primo pulcino esce dall'uovo, dopo 6 settimane, il maschio inizia a portare al nido del cibo, che la femmina spezzetta per il piccolo. Nel momento in cui il secondo uovo si schiude, il primo piccolo sta già crescendo velocemente. Negli anni in cui il cibo è scarso, il secondo piccolo può essere ucciso dal primo. Ciò garantisce che almeno un pulcino riceva abbastanza cibo per sopravvivere.


    PROTEZIONE
    Nel passato, l'aquila reale è stata perseguitata nel suo habitat, soprattutto dagli agricoltori, convinti che uccidesse gli agnelli, e dai guardiacaccia per proteggere gli uccelli nelle riserve dei loro padroni. Più di recente i pesticidi agricoli e l'inquinamento hanno provocato danni alle uova, il cui gusto è spesso così sottile che si rompe prima di schiudersi. Al giorno d'oggi leggi più severe proteggono l’aquila, che sebbene non sia minacciata, ovunque sta diventando progressivamente sempre più rara.

    CURIOSITA’

    1. Si stima che la popolazione mondiale delle aquile reali sia di 125.000- 250.000 esemplari.

    2. Le piume dell'aquila reale pesano più di tutto il suo scheletro.



    Edited by Ruthie - 21/2/2017, 04:49
  11. .
    sondaggio chiuso.

    L'ANIMALE DELLA SETTIMANA E' LA
    LINCE IBERICA


    Iberian-lynx-threat-display

  12. .
    Pur avendolo visto almeno un paio di volte è uno di quei film che proprio non mi rimane in mente e che mi sembra di non aver mai visto per cui, in tutta onestà, non posso dare un giudizio al riguardo. :/
  13. .
    Benvenuta cara.
    Io sono Giorgia ma chiamami tranquillamente Ruthie o Ruth, 28 anni di Milano e, come te, vivo la mia vita assieme ad un cane, per la precisione un Jack Russell di nome Wilson di 9 anni.
    Sentiti libera di espolare e di partecipare a tutte le discussione del forum e, se ti va, presentaci anche il tuo Husky nella sezione apposita ;)

    Benvenuta nella nostra foresta.
  14. .
    CITAZIONE
    Critichi chi mangia carne perché ha "mandato il cacciatore al suo posto"?

    No, critico chi mangia carne ma indistintamente metterebbe alla gogna chiunque va a caccia. Conosco gente sedersi a tavola che poi esclama un "dovrebbero morire tutti" rivolto alle popolazioni che uccidono le foche per sostentamento per esempio (diverso sarebbe se la frase fosse stata rivolta al turista di turno che in Africa mi fa fuori un leone).
    Critico pesantemente chi non riesce ad andare al di là che, non importa chi sia il carnefice, finchè si mangia carne, a mio avviso, non si ha il diritto di puntare il dito verso quelle persone che cacciano e mangiano ció che hanno ucciso (questa per me è l'unica caccia che valga questo nome e come detto sopra non la trovo una cosa cosí diversa dai macelli).

    Nella caccia non esistono affatto animali di serie A e serie B. Sono tutti di serie B perchè siamo noi gli unici a rientrare nella categoria superiore.

    Io ti dico come sono fatta. Non ho bisogno di trovarmi nella situazione per sapere, non si tratta di scelte dettate solo dalla sopravvivenza ma anche da come uno è fatto e quali valori ha e come è cresciuto perchè se mi dici che bisogna per forza viverle certe situazioni potrei anche dirti, allora, la tipica frase che se ne tirano fuori i pro caccia sportiva con cui ho avuto modo di "confrontarmi" e che consisteva in "ma se fossi in una situazione di emergenza non ti mangeresti anche il tuo cane pur di sopravvivere?" Oppure la piú estrema "se morissi di fame non uccideresti mai un altro essere umano?" Non penso di dover seriamente rispondere a domande di questo genere.
  15. .
    Si ma il mio discorso era non sul consumo di carne ma sull'ipocrisia che ruota attorno alla caccia, con gente che ammazzerebbe i cacciatori a vista ma che poi non si fa problemi con la fetta di bistecca perchè questo a mio parere, ribadisco è di un'ipocrisia spaventosa e mette in luce come esistano animali di serie A e di serie B. Alla fine il cacciatore che fa di diverso da quelli che si aspettano la bistechina nel piatto? Semplicemente va a prendersi la "materia prima" da solo e non aspetta che sia una terza persona a farlo piantando un chiodo in testa all'animale di turno. Chi caccia e consuma sinceramente non trovo giusto che meriti questo trattamento specie da gente che ha, appunto, appena finito di mangiarsi la porchetta. Diverso sarebbe la critica se arrivasse da un vegetariano/vegano.

    Il mio discorso comunque è in un'ottica generale perchè io stessa sono onnivora e mangio carne ma se dovessi andare io in prima persona a procurarmi il cibo con certezza assoluta ti dico che non riuscirei ad uccidere.
126 replies since 8/6/2008
.